Le pubblicazioni del Comitato

T. Morandini, “I giorni di Bruto”. Lotta democratica e progetto nazionale nel giacobinismo piemontese 1789- 1799, Carocci Editore. 2023 
 
Sin dalla presa della Bastiglia, i valori della Rivoluzione francese trovarono ampia risonanza nel Piemonte dei re di Sardegna, spingendo un’avanguardia di uomini e donne a lottare contro la dinastia sabauda per quei valori di libertà e uguaglianza che la Francia aveva annunciato all’Europa. Le pratiche politiche di questa prima generazione risorgimentale e le idee di democrazia sperimentate per la prima volta nella storia nazionale sono l’oggetto di questo libro, che ricostruisce in modo unitario un decennio di esili, complotti e speranze vissuto dai primi patrioti piemontesi nelle file del più ampio movimento giacobino italiano.
 
S. Cavicchioli e G. Girardi, Sfida al congresso di Vienna. Quadri internazionali e cultura politica nell’Italia delle rivoluzioni del 1820-21, Carocci Editore, 2023
 

Il volume analizza i moti del 1820-21 riconsiderando i rapporti fra centro e periferia, grazie a un’interpretazione comparativa dei fatti e attraverso la lettura degli spazi rivoluzionari in una prospettiva globale, tra Europa, Mediterraneo e America meridionale. La sfida al congresso di Vienna e il clima cospirativo transnazionale sono ricostruiti da ampie prospettive, che danno conto delle letture storiografiche più aggiornate e di nuovi campi di ricerca, adottando come oggetti di studio i protagonisti individuali e collettivi, il confronto generazionale, i luoghi della rivolta, i dispositivi mediatici e simbolici, il peso memoriale ed emozionale degli eventi, intrecciando fonti istituzionali, diplomatiche e militari con documenti giudiziari, finanziari, letterari, storico-artistici.

www.carocci.it/prodotto/sfida-al-congresso-di-vienna

E. De Fort, Esuli e migranti nel Regno Sardo. Per una storia sociale e politica del Risorgimento, Carocci Editore, 2022, pp.416

Nel decennio successivo alle rivoluzioni del 1848-49, l’arrivo di decine di migliaia di esuli nel Regno di Sardegna fu un fenomeno di dimensioni inedite, che ne
mutò profondamente il volto e contribuì a orientarne la politica in senso nazionale. Il volume analizza l’azione – tra accoglienza e repressione – del governo sardo nei confronti di una presenza potenzialmente pericolosa per l’ordine pubblico e i rapporti internazionali del paese, e ricostruisce il profilo socioculturale dei fuoriusciti, le motivazioni del loro arrivo, il lavoro, la vita quotidiana, i rapporti con la popolazione, la socialità, le molteplici forme dell’impegno politico, facendo luce su aspetti ancora inesplorati dello scenario sociale e politico del Risorgimento.

Ester De Fort, già professore ordinario di Storia contemporanea all’Università degli Studi di Torino, è presidente del Comitato di Torino dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano e socia effettiva della Deputazione subalpina di Storia Patria. È autrice di numerose pubblicazioni su temi di storia dell’istruzione (tra le quali, per
Il Mulino, La scuola elementare dall’Unità alla caduta del Fascismo, 1995, e Scuola e analfabetismo nell’Italia del Novecento, 1996) e dell’emigrazione politica nel Risorgimento.

R. Roccia, Esplorando la storia. Studi per Umberto Levra, Carocci Editore, 2022, pp.376

Il volume, promosso dal Comitato di Torino dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, ripercorre gli interessi coltivati da Umberto Levra nel corso della sua lunga carriera di studioso, in particolar modo la storia italiana ed europea dell’Ottocento, che è stata al centro sia del suo magistero all’Università degli Studi di Torino sia del suo impegno scientifico al Museo Nazionale del Risorgimento Italiano. Preceduti da un profilo biografico che mette in luce la figura dell’uomo e dell’intellettuale e dalla sua bibliografia, i saggi, a firma di amici e colleghi, specialisti in varie discipline, dalla storia romana a quella dell’età contemporanea, si muovono su più direttrici, cronologiche e tematiche, toccando temi ripartiti in quattro sezioni: politica, istituzioni, ceti dirigenti e territorio; protagonisti a confronto; sanità, assistenza e beneficenza; memoria, mito e uso della storia.

Rosanna Roccia, già  direttrice dell’Archivio Storico della Città di Torino, di cui ha coordinato le collane editoriali, ha pubblicato numerosi saggi sulla storia subalpina dall’Età medievale al primo Novecento. Ha curato, per la Commissione nazionale editrice, vari volumi dell’Epistolario di Camillo Cavour e, per l’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, l’Epistolario di Urbano Rattazzi. Socio effettivo della Deputazione subalpina di Storia patria dal 1999, è presidente del Comitato scientifico del Centro Studi Piemontesi e direttrice della rivista “Studi Piemontesi”.

A. Borgione, Separazioni e divorzi nel lungo ottocento torinese, Carocci Editore, 2022, pp.292

La conflittualità coniugale nel lungo XIX secolo costituisce una tematica ancora poco affrontata all’interno del panorama storiografico italiano. In questo libro, essa rappresenta la lente, inedita, attraverso cui osservare le grandi trasformazioni politiche, culturali, sociali ed economiche di quel periodo, verificando le modalità con cui i ceti medi e anche quelli popolari vissero nel concreto tali esperienze. La vita intima e familiare di migliaia di mogli e mariti infelici, infatti, attraversò, a sua volta influenzandone gli esiti, le cesure rivoluzionarie, ma anche mutamenti di più lungo periodo come quelli recati dalla modernizzazione liberale, dall’emergere di nuove discipline scientifiche e di pratiche politiche di massa, dall’avvio del movimento femminista e del processo di industrializzazione. Alle soglie della Grande Guerra, la separazione, lungi dall’essere una tabula rasa come il sentire comune spesso propone, era ormai carica di accezioni e di riferimenti ideologici intrecciati con l’esperienza storica più generale dell’Italia ottocentesca.

Andrea Borgione è dottore di ricerca in Scienze archeologiche, e storico-artistiche presso l’Università degli Studi di Torino. 
Autore di vari saggi su riviste storiche, si è occupato di storia della famiglia, in particolare del matrimonio –nel XIX secolo. È stato vincitore dell’edizione 2017-2018 del Premio per gli studi storici sul Piemonte nell’Ottocento e del Novecento, istituito dal Comitato di Torino dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano e dall’Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte, grazie al quale è stata possibile la realizzazione di questo libro.

M. Cattane, Benedetto Cairoli. Il vessillo della sinistra storica (1825-1889), Carocci Editore, 2020, pp.280

Benedetto Cairoli fu il primo garibaldino presidente del Consiglio dei ministri del Regno d’Italia. Ultimo superstite di una famiglia di eroi-martiri del Risorgimento ed egli stesso invalido di guerra, fu celebrato dai contemporanei come cavalleresco campione di patriottismo e onestà. Nonostante le contraddizioni e gli insuccessi in politica interna ed estera nei suoi tre governi (1878, 1879-1881), fu a lungo considerato il «vessillo della Sinistra», secondo la definizione di Francesco De Sanctis; e, per Agostino Bertani, fu, già in vita, il «monumento» di una rivoluzione liberale incompiuta.

Michele Cattane è dottore di ricerca, e assegnista presso il Dipartimento di Studi umanistici dell’Università di Pavia. Le sue pubblicazioni hanno affrontato la storia del Risorgimento, delle istituzioni universitarie e dello sport come forma di socialità tra XIX e XX secolo. È stato vincitore dell’edizione 2015-2016 del Premio per gli studi storici del Piemonte nell’Ottocento e nel Novecento del Comitato di Torino dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, grazie al quale è stata possibile la realizzazione di questo libro.

A. Viarengo, Lorenzo Valerio. La terza via del Risorgimento (1810-1865), Carocci Editore, 2019, pp.367

Lorenzo Valerio (1810-1865) fu un uomo politico, parlamentare, giornalista, filantropo, manager e infine alto funzionario dell’Italia unita. Egli fu il maggiore esponente, nel regno sardo, di una possibile terza via all’emancipazione nazionale italiana, quella liberal democratica, con protagoniste sia la monarchia sabauda “circondata di istituzioni repubblicane, e capace di profonde riforme, sia all’iniziativa popolare. Una «rivoluzione Italiana con un re», come ebbe a lamentare Mazzini.

Adriano Viarengo, già insegnante, è stato per vari decenni redattore e condirettore della “Rivista storica italiana”. I suoi studi si sono concentrati sulla storia del Risorgimento italiano con particolare riferimento all’area liberaldemocratica, e alla figura di Lorenzo Valerio del quale ha pubblicato una biografia (Lorenzo Valerio. La terza via del Risorgimento, 1810-1865, Torino, Comitato di Torino per la storia del Risorgimento italiano, Roma, Carocci, 2019) e curato la pubblicazione del Carteggio (5 volumi usciti, Torino, Fondazione Luigi Einaudi, 1991-2010). Socio corrispondente della Deputazione subalpina di Storia Patria, ha tra l’altro pubblicato biografie di Cavour (Roma, Salerno, 2010) e Vittorio Emanuele II (Roma, Salerno, 2017) e dello storico Franco Venturi (Franco Venturi, politica e storia nel Novecento, Roma, Carocci, 2014)

F. Albano, Cento anni di padri della patria (1848-1948), Carocci Editore, 2017, pp.288

Illustrando un’ideale partita a scacchi che tra il 1848 e il 1948 ha visto in gioco le figure dei quattro tradizionali “padri della patria” (Mazzini, Garibaldi, Cavour, Vittorio Emanuele II), il libro esamina l’utilizzo conflittuale di tali personaggi simbolici nella lotta politica, nell’opinione pubblica, nell’immaginario collettivo, tra alti e bassi, sovraesposizioni e obnubilamenti, secondo il mutare del clima politico e culturale.

Federica Albano è laureata in Storia del Risorgimento nell’Università di Torino e dottore di ricerca in Storia moderna e contemporanea nell’Università degli Studi di Cagliari. E’ socia del Comitato di Torino dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano; collaboratrice del Museo Nazionale del Risorgimento Italiano; autrice di vari saggi su riviste storiche e vincitrice dell’edizione 2013-2014 del Premio per gli studi storici sul Piemonte nell’Ottocento e nel Novecento, grazie al quale è stata possibile la realizzazione di questo libro.

D.  Bobba, Boschi, comunità, stato. Piemonte 1798-1861, Carocci Editore, 2015, pp. 167

La gestione e lo sfruttamento del bosco ebbero un ruolo importante nella storia sociale e economica del Piemonte preunitario. Il libro analizza, dal punto di vista della storia ambientale, il rapporto tra le istituzioni statali, le comunità locali e i privati intorno agli usi delle risorse forestali, mettendo in luce le fasi della progressiva affermazione dei meccanismi di mercato a scapito delle antiche consuetudini nei circuiti di sfruttamento del bosco.

Davide Bobba è laureato in Storia sociale del XIX secolo presso l’Università degli Studi di Torino. Studioso dell’Ottocento, è socio del Comitato di Torino dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano. Con la tesi di laurea specialistica ha vinto il Premio per gli studi storici sul Piemonte nell’Ottocento e nel Novecento, edizione 2011-2012, per la realizzazione di questo libro.

P. Gentile, Carlo Alberto in un diario segreto. Le memorie di Cesare Trabucco di Castagnetto 1834-1849, Carocci editore, 2015, pp. 216

Per quindici anni segretario privato del re Carlo Alberto di Savoia Carignano, Cesare Trabucco di Castagnetto raccolse le sue memorie in un diario segreto divenuto leggendario. Acquisito dalla Real Casa nel 1866, sepolto negli archivi di corte, nascosto a occhi indiscreti, quell’eccezionale documento fu ambito da generazioni di studiosi. Questo libro, mentre racconta un giallo storiografico, presenta per la prima volta in forma integrale i preziosi estratti superstiti di una fonte scomoda, oggi scomparsa. E’ un contributo destinato ad arricchire il tormentato profilo psicologico e politico del monarca firmatario dello Statuto.

Pierangelo Gentile svolge attività di ricerca presso il Dipartimento di Studi storici dell’Università di Torino. Esperto di tematiche legate alla monarchia, ha pubblicato numerosi saggi, tra cui, in questa collana, L’ombra del re. Vittorio Emanuele II e le politiche di corte (primo premio “Carbone”, Deputazione Subalpina di Storia Patria, edizione 2011). Collaboratore della Fondazione “Camillo Cavour”, è membro del comitato scientifico della rivista “Studi Piemontesi”.

E. Bacchin, Italofilia. Opinione pubblica britannica e Risorgimento italiano 1847-1864, Carocci editore, 2014, pp. 266

Il volume intende rispondere a due domande principali: perché e in che modo il popolo britannico si interessò alla causa dell’indipendenza e dell’unità italiana? Attraverso quali mezzi e con quali parole gli italiani seppero rivolgersi e mobilitare un pubblico straniero negli anni centrali dell’Ottocento? Sono così analizzate le figure di primo e secondo piano impegnate a promuovere il sostegno alla questione italiana, tra gli esuli mazziniani e tra i moderati; le molteplici strategie di pressione, mobilitazione e raccolta fondi; i contenuti e le modalità della propaganda, la politica delle reti di relazione; le ricadute e gli effetti nell’opinione pubblica britannica. E’ molto ampio e variegato il ricorso a fonti inglesi e italiane inedite.

Elena Bacchin è dottore di ricerca presso il Dipartimento di Storia dell’Università degli Studi di Padova e perfezionanda in Storia contemporanea presso la Scuola Normale Superiore di Pisa. Studiosa di storia transnazionale e degli aspetti di mobilitazione politica, ha pubblicato diversi saggi in riviste e volumi in Italia e all’estero. Per la tesi di dottorato ha ricevuto il primo premio ex-aequo “Spadolini-Nuova Antologia”, XV edizione; e il Premio per gli studi storici sul Piemonte nell’Ottocento e nel Novecento 2011-2012 per la realizzazione di questo libro.

F.M. Giordano, L’individuo e la nazione. Federalismo protestante e origini del liberalismo italiano 1787-1848, Carocci editore, 2014, pp. 198

Da un filone storiografico ormai classico, si sviluppa il tema di questo libro, che approfondisce le componenti teoriche di provenienza protestante e federalista nelle origini del pensiero politico liberale. In Italia la matrice etico-religiosa calvinista si confrontò, con alterna fortuna, tra la fine del Settecento e il 1848-49, con differenti declinazioni federaliste e confederaliste, fino ad esaurire la propria spinta dinanzi allo scontro tra altri modelli prevalenti nella penisola, quello confederale cattolico giobertiano, quello unitario repubblicano mazziniano, quello monarchico-costituzionale sabaudo e, nel caso specifico, il federalismo laico di Carlo Cattaneo.

Filippo Maria Giordano è dottore di ricerca in Istituzioni, idee, movimenti politici nell’Europa contemporanea e assegnista di Storia delle relazioni internazionali presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Studioso di storia del protestantesimo riformato, dell’europeismo e del federalismo, dal 2007 ha svolto, presso il Centro Studi sul Federalismo di Moncalieri, ricerche sul processo di integrazione europea e sui movimenti europeisti. Ha vinto il Premio per gli studi storici sul Piemonte nell’Ottocento e nel Novecento, edizione 2009-2010, per la realizzazione di questo libro.

S. Montaldo, Celebrare il Risorgimento. Collezionismo artistico e memorie familiari a Torino 1848-1915, Carocci editore, 2013, pp. 131

La celebrazione della storia risorgimentale a Torino viene ricostruita sul lungo periodo, facendo emergere le motivazioni che mossero i suoi diversi attori, a partire dagli uomini del re, impegnati nel sottolineare la lunga continuità della storia sabauda; dal ruolo degli artisti, primi narratori per le masse; dalla visione elitaria dei discendenti dei principali protagonisti; dall’ottica municipalistica degli animatori del museo civico, fino all’affermarsi, con la mostra storica del 1884, di una concezione nazionale e popolare, democratica e quarantottesca del processo di unificazione nazionale. La mostra torinese fu un evento fondamentale, che da un lato portò alla nascita dei musei di storia risorgimentale in altre città italiane, dall’altro pose le premesse per l’apertura, dopo un processo non privo di tensioni, alla Mole Antonelliana, nel 1908, del Museo Nazionale del Risorgimento Italiano, che segnò pure il definitivo affermarsi, anche in Italia, del museo di storia, divenuto parte integrante della cultura contemporanea.

Silvano Montaldo insegna Storia del Risorgimento all’Università di Torino ed è direttore del Museo di Antropologia criminale “Cesare Lombroso”. Nella collana del Comitato di Torino dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano ha pubblicato: Medici e società. Bartolomeo Sella nel Piemonte dell’Ottocento (1998); Patria e affari. Tommaso Villa e la costruzione del consenso tra Unità e Grande Guerra (1999).

M. Antonelli, Satira politica e Risorgimento. I giornali italiani 1848-1849, Carocci editore, 2013, pp. 242

Ripercorrendo gli eventi caratterizzanti il biennio 1848-49 in ltalia, il volume ne propone la lettura attraverso la vastissima documentazione fornita dalle pagine dei giornali satirici. Essi arricchirono il giornalismo politico ai suoi primi passi con un linguaggio allusivo, sferzante, ricco di spunti di notevole rilievo culturale; inoltre l’originalità delle caricature coinvolse anche segmenti sociali sino ad allora poco avvezzi al dibattito politico. Caratterizzati da una vita breve e tormentata dai rigori della censura, anche questi fogli, spesso considerati minori, furono una testimonianza non insignificante del clima appassionato del biennio.

Marina Antonelli è laureata in Lettere moderne nell’Università degli Studi di Torino; è socia del Comitato di Torino dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano. Ha vinto il Premio per gli studi storici sul Piemonte nell’Ottocento e nel Novecento, edizione 2007-2008, per la realizzazione di questo libro.

F. Leonetti, Banche, ferrovie, telai. L’economia piemontese alle soglie dell’Unità 1837-1858, Carocci editore, 2012, pp. 343

Il libro analizza, attraverso una vastissima documentazione inedita, la profonda trasformazione dell’apparato economico torinese e piemontese nei decenni compresi tra l’avvio delle riforme carloalbertine e l’età cavouriana. Mentre si dipana la politica che porterà all’unificazione italiana, l’assetto produttivo si struttura intorno ai tre assi principali della finanza, delle costruzioni ferroviarie, della manifattura tessile.

Fausto Leonetti è insegnante negli istituti di istruzione secondaria. Studioso dell’Ottocento, è socio del Comitato di Torino dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano. Per la tesi di laurea ha ricevuto il Premio Città di Torino Domenico Carpanini, III edizione 2000; e il Premio per gli studi storici sul Piemonte nell’Ottocento e nel Novecento , edizione 2003-2004, per la realizzazione di questo libro. 

S. Cavicchioli, Camillo Cavour e l’agricoltura, Carocci editore, 2011, pp. 238

In occasione del bicentenario della nascita e del centocinquantesimo della morte di Camillo Cavour, il libro ne riprende lo studio della figura di imprenditore e di riformatore agrario, dopo una lunga assenza del tema nella storiografia. Cinque saggi frutto di nuove, approfondite ricerche originali esaminano le caratteristiche della amministrazione delle tenute di famiglia; la conoscenza delle più moderne teorie sulla coltivazione e sulle tecniche agricole e le relative sperimentazioni; gli importanti interventi relativi alla bonifica dei terreni e alla canalizzazione delle acque; la partecipazione ai dibattiti sull’agricoltura e l’attività legislativa.

Silvia Cavicchioli insegna Storia dell’Italia contemporanea nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino. Per Carocci ha pubblicato L’eredità Cadorna. Una storia di famiglia dal XVIII al XX secolo (2001); Fare l’Italia. I dieci anni che prepararono l’unificazione (2002, con S. Montaldo e S. Cerato) e Famiglia, memoria, mito. I Ferrero della Marmora. 1748-1918 (2004). È socia di istituzioni culturali e dirige gli Archivi Alberti-La Marmora.

P. Gentile, L’ombra del re. Vittorio Emanuele II e le politiche di corte, Carocci editore, 2011, pp. 335

Spesso evocato dagli storici ma mai studiato analiticamente, il tema di questo libro concerne la politica personale del sovrano durante il regno di Vittorio Emanuele II. Con il ricorso a una vasta documentazione inedita, è analizzata la doppia natura di un fenomeno, sotterraneo e magmatico, che più volte interferì con l’azione di primi ministri del calibro di Azeglio, Cavour, Ricasoli, Lanza. Sono così illustrate sia le interferenze nella sfera pubblica del personale addetto al cerimoniale di corte; sia le manovre segrete di un ristretto gruppo di personaggi di provata fedeltà per la realizzazione di una politica personale del re.

Pierangelo Gentile è dottore di ricerca in Storia delle società contemporanee e assegnista di Storia del Risorgimento presso il Dipartimento di Storia dell’Università degli Studi di Torino. Studioso di storia sabauda, per la tesi di dottorato ha ricevuto il primo premio ex-aequo “Spadolini-Nuova Antologia”, XIII edizione; e il Premio per gli studi storici sul Piemonte nell’Ottocento e nel Novecento 2007-2008 per la realizzazione di questo libro.

M.L. Betri, Rileggere l’Ottocento. Risorgimento e nazione, Carocci editore, 2010, pp. 553

Il libro propone una rilettura dell’Ottocento in una prospettiva di lungo periodo, e punta il fuoco dell’attenzione sui temi del Risorgimento e della nazione, oggi al centro non solo di una rinnovata storiografia, ma anche di una evidente, più ampia ripresa di interesse sul processo di formazione dello stato nazionale e sui caratteri dell’identità italiana. In una ricca sequenza di saggi, il “secolo della storia e della scienza” è in queste pagine rivisitato nelle articolazioni del discorso patriottico, dei suoi modi di diffusione nei progetti politici e nella circolazione culturale, nella varietà di alcune significative tipologie sociali nel costruirsi della nazione, tra dimensione privata e pubblica, nelle dinamiche della modernizzazione, nel profilo di uomini e assetti dell’apparato burocratico-amministrativo, nel sedimentarsi della memoria delle vicende risorgimentali nei primi decenni postunitari.

Maria Luisa Betri è docente di Storia del Risorgimento e Storia contemporanea nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Milano. Ha pubblicato libri e saggi su aspetti e problemi di storia della società italiana tra Ottocento e Novecento. Collabora ad alcuni periodici, è membro di istituti di ricerca storica ed è vice-presidente del Comitato di Milano dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano.

S. Di Corato Tarchetti, Anarchici, governo, magistrati in Italia 1876 – 1892, Carocci editore, 2009, pp. 316

In che modo, negli anni della Sinistra storica al potere, la storia del movimento anarchico italiano si intreccia con l’azione repressiva dei vari governi e della magistratura? Attraverso un’ampia documentazione, il volume risponde a questa domanda, descrivendo anche come agiva nella prassi quotidiana il controllo politico sulla magistratura giudicante e come, in poco più di un quindicennio, il reato politico fu trasformato in atto di criminalità comune, perseguibile con molta più discrezionalità dal potere esecutivo.

Susanna Di Corato Tarchetti è studiosa di storia del movimento anarchico italiano nell’Ottocento, su cui ha già pubblicato alcuni studi. E’ socia del Comitato di Torino dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano.

E. Faccenda, I Carabinieri tra storia e mito 1814 – 1861, Carocci editore, 2009, pp. 382

II libro ricostruisce, con il ricorso a una vastissima documentazione inedita, la storia del corpo dei carabinieri nel regno sardo tra il 1814 e il 1861, sia nelle vicende già note sia nell’organizzazione e nel funzionamento quotidiani. In tale vicenda la storia procedette sin dall’inizio con la consapevole creazione del mito del carabiniere, eroe positivo e protettivo, simbolo di fedeltà alla monarchia sabauda e allo stato. Tale voluta simbiosi di storia e mito iniziò con i primi anni di vita del corpo, passò attraverso il ruolo da esso svolto durante l’insurrezione del 1821, ebbe i suoi momenti più noti in occasione dell’uccisione del carabiniere Scapaccino nei moti mazziniani del 1834 e della carica a Pastrengo nella campagna del 1848, proseguì sino alla fine del regno di Sardegna, per riprendere poi con il regno d’Italia.

Emanuele Faccenda è studioso della storia dei carabinieri e socio del Comitato di Torino dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano. Collabora con il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano di Torino.

D. Orta, Le piazze d’Italia 1846-1849, Carocci editore, 2008, pp. 399

Il volume affronta, attraverso un’analisi comparativa a livello nazionale, la funzione politica della piazza nella sua parabola evolutiva, dalle prime manifestazioni nel 1846, col diffondersi del “piononismo” e delle aspettative di riforme, fino al suo spegnersi nel 1849 con la fine della Repubblica romana e la resistenza di Venezia. Ricostruendone la funzione politica, l’uso che se ne fece e le caratteristiche che assunse nelle diverse città della penisola, emerge la rappresentazione di una piazza declinata al plurale nelle sue multiformi sfaccettature: moderata, democratica, partecipata, spontanea o guidata, che si snodò e mutò interagendo con gli eventi di una lunga fase rivoluzionaria.

Daniela Orta è dottoranda in Storia delle Società contemporanee presso la Scuola Superiore di Studi Storici dell’Università di Torino. Ha collaborato al volume collettaneo “La nascita dell’opinione pubblica in Italia. La stampa nella Torino del Risorgimento e capitale d’Italia (1848-1846)“, Laterza 2004.

S. Cerato, Vita privata della nobiltà piemontese. Gli Alfieri e gli Azeglio. 1730-1897, Carocci editore, 2006, pp. 304

Attraverso le parole dei protagonisti il volume ricostruisce lo svolgersi quotidiano dell’esistenza privata, scandita dalle grandi tappe della vita, dei membri di due prestigiosi casati subalpini, uniti nel 1814 da un’alleanza matrimoniale: gli Alfieri e gli Azeglio. Dall’annuncio della nascita di un erede alla formazione intellettuale e fisica dei più giovani sino alle scelte della maturità e alle reazioni di fronte alla vecchiaia e alla morte, si dipanano le vicende di quattro generazioni di uomini e donne sorpresi nello scenario domestico, rifugio dalla vita di rappresentanza.
Emergono dai carteggi confidenziali, dagli appunti personali, dai vademecum scritti per guidare i ragazzi e dagli atti notarili che disciplinavano i rapporti formali dei familiari, le persistenze e i mutamenti nel modo di coltivare una sensibilità e modi aristocratici, nell’arco di tempo di oltre cent’anni, dai primi decenni del Settecento alla fine del secolo successivo, quando in mancanza di una discendenza maschile, gli ultimi rappresentanti del lignaggio poterono garantire la continuità della stirpe solo eternandone la memoria.

Sabina Cerato è dottoressa di ricerca in Storia delle società contemporanee presso la Scuola Superiore di Studi Storici dell’Università di Torino.
Coautrice di Fare l’Italia. I dieci anni che prepararono l’unificazione (Carocci 2002), ha partecipato al volume collettaneo La nascita dell’opinione pubblica in Italia. La stampa nella Torino del Risorgimento e capitale d’Italia (1848-1864) (Laterza 2004). Ha collaborato con il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano di Torino e alle iniziative per celebrare il 150° anniversario dell’Unità d’Italia.

M. D’Amuri, Le case per il popolo a Torino. Dibattiti e Realizzazioni. 1849-1915, Carocci editore, 2006, pp. 287

Il volume ripercorre i dibattiti e le iniziative che si susseguirono nell’ambito dell’edilizia popolare torinese, dagli anni risorgimentali sino alla Prima Guerra Mondiale. La narrazione focalizza la percezione delle problematiche abitative, le soluzioni messe in campo, l’influenza sulla pianificazione edilizia, non limitandosi agli aspetti progettuali e urbanistici. Tale prospettiva restituisce il valore di un ampio dibattito, coacervo di fondamenti tecnici, preoccupazioni sanitarie e risvolti di regolamentazione giuridica. Dall’iniziale presa di coscienza dell’inadeguatezza delle case per i meno abbienti, si dipanò così un’ampia vicenda che superò con fatica l’originaria impostazione paternalistica per rispondere a esigenze poste dalle prime organizzazioni politiche e sindacali di massa.

Maria D’amuri è laureata in Lettere moderne presso l’Università di Torino. Si è occupata di temi relativi all’organizzazione urbana in area torinese. Ha vinto il Premio per gli studi storici sul Piemonte nell’Ottocento e nel Novecento, edizione 2001/2002, Istituito dal Comitato di Torino per la storia del Risorgimento e dalla Regione Piemonte. Dal 2000 lavora presso il Ministero per i Beni e le Attività culturali nell’ambito dell’accoglienza e della didattica museale, svolgendo attività dedicate ai rapporti fra potere dinastico e cultura artistica a Palazzo Reale di Torino.

E. Bertolè Viale, Lettere dalla Crimea 1855-1856. A cura di U. LEVRA, Carocci editore, 2006, pp. 221

Ettore Bertolè Viale fu un personaggio di grande rilievo tra gli intermediari della politica personale di Vittorio Emanuele II e una figura importante ai vertici militari e politici nel primo trentennio del Regno d’Italia. Ventiseienne partecipò anche al Conflitto in Crimea nel 1855-56 e di tale esperienza tenne un diario giornaliero, da lui stesso riversato in frequenti lettere ai familiari, in media due alla settimana per circa un anno. Il grande interesse di tale testimonianza inedita, consiste nel suo carattere non ufficiale e privato e nella particolare sensibilità del personaggio. Bertolè Viale fu attento a registrare tutti gli aspetti della vicenda vissuta in prima persona, da quelli militari, politici e dell’opinione pubblica a quelli di scontro tra civiltà diverse, di ambiente, di vita quotidiana al campo, sempre nell’attesa del fatto glorioso, ma in realtà sotto il peso delle malattie e delle proibitive condizioni ambientali, nell’inadeguatezza al remoto scenario della guerra. Quest’ultima rappresentò, com’è noto, una svolta decisiva per molti aspetti nella storia europea dell’Ottocento, compresa l’unificazione italiana.

Ettore Bertolé Viale (1829-1892) fu uno dei più significativi esponenti del ceto militare e politico e del “partito di corte” piemontese tra il 1848 e la fine del secolo. Più volte ministro della Guerra in momenti cruciali per la storia del regno d’Italia, dopo aver preso parte a tutte le guerre per l’indipendenza e alla spedizione in Crimea, fu, in Parlamento e al Governo, tra i rigidi difensori delle posizioni della casta militare e contemporaneamente fu uno degli intermediari della politica personale di Vittorio Emanuele II.

M. Baioni, Risorgimento in camicia nera. Studi, istituzioni, musei nell’Italia fascista, Carocci editore, 2006, pp. 290

Tassello decisivo del mosaico che componeva il rapporto del fascismo con la storia d’Italia, il Risorgimento fu al centro durante il ventennio di una rilettura che si dislocò su molteplici livelli. La scelta di assumere alcune istituzioni culturali come baricentro della ricerca permette di intrecciare i vari piani che scandirono quel rapporto: dalla riformata struttura organizzativa che “modernizzava” il settore e puntava al coinvolgimento degli intellettuali fino al “racconto” per immagini che prendeva forma nei musei del Risorgimento. A capo di questa operazione compaiono importanti personalità dell’organizzazione culturale del fascismo (De Vecchi, Gentile, Volpe, Fedele, Ercole), impegnati a contendersi il controllo delle istituzioni e a calibrare diversamente il rapporto Fascismo-Risorgimento: mentre nelle nuove strutture muove i primi passi una generazione di storici, importante negli studi del secondo dopoguerra.

Massimo Baioni insegna Storia contemporanea all’Università di Siena, nella Facoltà di Lettere e Filosofia di Arezzo. Tra le sue pubblicazioni: Il fascismo e Alfredo Oriani (Ravenna 1998); La religione della Patria (Treviso 1994). Fa parte del comitato direttivo della rivista “Memoria e Ricerca”.

A cura di U. Levra, Nazioni, nazionalità, stati nazionali nell’Ottocento europeo. Atti del LXI Congresso di storia del Risorgimento italiano, (Torino, 9-13 ottobre 2002), Carocci editore, 2004, pp. 467

Il Congresso è iniziato con un confronto tra i due filoni principali che definirono l’idea di nazione nella cultura politica europea tra Settecento e Ottocento (quello proveniente dalla Rivoluzione francese e quello dell’area tedesca), senza trascurare un altro modello già ben presente, quello rappresentativo e parlamentare inglese. Esso è proseguito poi con l’approfondimento di come l’idea di nazione e il senso di appartenenza nazionale concorsero, nella elaborazione ideale e politica e nell’azione, alla nascita di alcuni Stati non ancora esistenti come entità autonome e indipendenti: l’Italia, la Grecia, il Belgio, la Germania.

Umberto Levra (1945-2021) è stato professore ordinario di Storia del Risorgimento nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino. Ha pubblicato libri e saggi presso editori italiani e stranieri, ha collaborato a varie pubblicazioni periodiche specializzate. È stato socio di accademie e istituzioni culturali e presidente del Comitato di Torino dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano.

S. Cavicchioli, Famiglia, memoria, mito. I Ferrero della Marmora. 1748-1918, Carocci editore, 2004, pp. 282

I cinque capitoli in cui è stato diviso il libro sono attraversati da un unico filo conduttore, teso a ripercorrere le motivazioni e a esplorare i meccanismi adottati da una celebre famiglia della nobiltà italiana per conservare, organizzare e trasmettere la propria memoria, celebrando se stessa. Da tale punto di vista i Ferrero della Marmora costituiscono un caso esemplare di studio, grazie alla ricchezza delle fonti a disposizione, al ruolo significativo ricoperto da molti di loro nelle istituzioni diplomatiche, ecclesiastiche, militari e politiche del Piemonte prima e del regno d’Italia poi, alle peculiarità di una parentela numerosa.

Silvia Cavicchioli insegna Storia dell’Italia contemporanea nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino. Per Carocci ha pubblicato L’eredità Cadorna. Una storia di famiglia dal XVIII al XX secolo (2001); Fare l’Italia. I dieci anni che prepararono l’unificazione (2002, con S. Montaldo e S. Cerato) e Famiglia, memoria, mito. I Ferrero della Marmora. 1748-1918 (2004). È socia di istituzioni culturali e dirige gli Archivi Alberti-La Marmora.

S. Cavicchioli, L’eredità Cadorna. Una storia di famiglia dal XVII al XX secolo, Carocci editore, 2001

Alla periferia del regno e oltre l’epopea militare si snodano le vicende della celebre famiglia Pallanzese; un racconto di lungo periodo scandito dal tramonto incerto dell’ancien régime e dal tema dell’autocoscienza di classe che, a vario titolo e con diverse sfumature, coinvolge aspirazioni e comportamenti del singolo. Tra ambizioni velleitarie e tentativi di sottrarsi alle imposizioni del cognome, l’idea di nobiltà è percepita dai diversi personaggi in maniera variabile a seconda delle influenze ricevute, delle stagioni della vita e del ruolo ricoperto in società.
Alla ricerca di prove soprannaturali e genealogie indimostrabili, dove è l’identità tra esistenza individuale e lignaggio a garantire la distinzione cetuale, uno di loro dedicherà la propria esistenza a un traguardo impossibile, lasciando ai discendenti un’eredità immateriale.

Silvia Cavicchioli insegna Storia dell’Italia contemporanea nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino. Per Carocci ha pubblicato L’eredità Cadorna. Una storia di famiglia dal XVIII al XX secolo (2001); Fare l’Italia. I dieci anni che prepararono l’unificazione (2002, con S. Montaldo e S. Cerato) e Famiglia, memoria, mito. I Ferrero della Marmora. 1748-1918 (2004). È socia di istituzioni culturali e dirige gli Archivi Alberti-La Marmora.

F. Plataroti, L’albero della povertà. L’assistenza nella Torino napoleonica, Carocci editore, 2000, pp. 380

Sullo sfondo dell’occupazione francese del Piemonte, si intrecciano le controverse vicende dei protagonisti della realtà assistenziale torinese – notabili, medici, preti, impiegati, balie, poveri, ricoverati –, scandite dal ritmo della trasformazione del circuito caritativo di antico regime imposta dalle autorità d’oltralpe. Adesione e refrattarietà al nuovo sistema benefico si affiancano al quotidiano impasto di lavoro, Te Deum e proteste, liti e infrazioni, affiorando da un ricco e originale corpus documentario, pronto a restituire le innumerevoli voci che, dalla città come dalle campagne, giunsero agli ospedali e agli ospizi durante il quindicennio napoleonico.
Emerge così un quadro ampio e pluriprospettico di quel mondo della povertà irrorato, non senza contrasti, dalla tradizionale pietà cristiana e dalla nuova filantropia laica, costretto a muoversi fra le speranze di rinnovamento ben presto tramontate e le secche di una morte onnipresente.

Franco Plataroti è laureato in Storia del Risorgimento. Studioso dei problemi dell’assistenza nell’Ottocento, ha pubblicato alcuni contributi scientifici. Insegna materie letterarie presso un istituto privato.

A cura di U. Levra, Il Piemonte alle soglie del 1848, Carocci editore, 1999, pp. XXXI–853

Il volume raccoglie gli atti del convegno internazionale di studi che si svolto a Torino in occasione del 150° anniversario del 1848 e dello Statuto albertino, con l’obiettivo di fare il punto degli studi e di aprire nuove prospettive di ricerca su come il Piemonte si presentò all’appuntamento con “l’anno dei miracoli”. Ciò ha significato, per alcuni aspetti, specialmente di storia istituzionale, economica, politica, delle idee, dell’istruzione, tracciare un bilancio storiografico di una ricca produzione che dura da più di un secolo. Ma ha significato pure, per molti altri aspetti sui quali gli studi mancano o sono appena agli inizi, offrire primi risultati di ricerca e riflessioni per indagini future. Così è avvenuto per gli importanti squarci aperti sulle classi sociali; sulla demografia urbana e rurale; sulle dinamiche tra centro e periferia, su quelle di organizzazione del territorio, sulla dialettica tra amministrazione centrale, provinciale, comunale e notabilato locale; sulle istituzioni ecclesiastiche e sulla pratica religiosa; sull’assistenza e sanità, sulla politica culturale. A completare un quadro di per sé già molto ricco, il volume propone un ulteriore punto di vista, sinora trascurato dalla storiografia sull’800: quello cioè dell’immagine del Piemonte diffusa nei principali stati italiani preunitari, in Europa e negli Stati Uniti d’America. E’ presidente del Comitato di Torino dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano

Umberto Levra (1945-2021) è stato professore ordinario di Storia del Risorgimento nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino. Ha pubblicato libri e saggi presso editori italiani e stranieri, ha collaborato a varie pubblicazioni periodiche specializzate. È stato socio di accademie e istituzioni culturali e presidente del Comitato di Torino dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano.

S. Montaldo, Patria e affari. Tommaso Villa e la costruzione del consenso tra Unità e grande guerra, Carocci editore, 1999, pp. 407

Il tema della costruzione dell’identità nazionale viene affrontato attraverso l’analisi dell’intreccio di interessi, gruppi economici, fazioni politiche che assecondarono un notabile di primissimo piano, Tommaso Villa, impegnato in una decennale opera di orientamento dell’opinione pubblica e rappresentativo, in quanto esponente del “partito degli avvocati”, di una specifica tipologia del potere nell’Italia dell’Ottocento. Si evidenzia così la particolare dimensione che assunse il patriottismo nel post-risorgimento, inteso come un modo di fare politica da un ampio settore della classe dirigente. L’azione di Villa mette in rilievo la profondità di questa pedagogia nazionale, capace di affermarsi appropriandosi delle battaglie di opinione, facendo presa sull’associazionismo operaio, promovendo la beneficenza, condizionando l’educazione femminile, presenziando alle feste pubbliche in città e campagna, e garantendosi in questo modo una straordinaria continuità di azione nel tempo.
Dall’altra parte il percorso politico di Villa, originariamente mazziniano e garibaldino, in seguito seguace di Crispi e del suo progetto di governo, poi ambiguo protagonista della crisi di fine secolo, approdato in ultimo a un tentativo di costruzione di un partito di massa e all’interventismo, mostra i principali elementi del processo che, tra Ottocento e Novecento, pose la nazionalizzazione degli italiani come alternativa alla democratizzazione dello stato.

Silvano Montaldo è ricercatore di storia del Risorgimento nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino. È inoltre segretario del Comitato di Torino dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano.

S. Montaldo, Medici e società. Bartolomeo Sella nel Piemonte dell’Ottocento, Carocci editore, 1998, pp. 364

Cosa voleva dire essere medico prima che l’intervento dello Stato e le grandi scoperte scientifiche cambiassero, fra Ottocento e Novecento, il volto della professione? Qual’ era il suo ruolo nella comunità tradizionale e che tipo di rapporto aveva con i pazienti? Per quali ragioni questi richiedevano l’intervento di un individuo in grado di curare solo una piccola parte delle malattie da cui erano afflitti; quali erano le caratteristiche sociali e culturali dei suoi clienti?
A queste e altre domande intende rispondere il lavoro di Silvano Montaldo, con il supporto di una metodologia innovativa e di una documentazione archivistica di straordinario interesse. Le vicende di un medico di vallata alpina e dei suoi pazienti diventano così l’occasione per indagare e riflettere sulle dinamiche che innescarono il processo di medicalizzazione della società contemporanea.

Silvano Montaldo è ricercatore di storia del Risorgimento nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino. È inoltre segretario del Comitato di Torino dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano. 

M.R. Manunta, I periodici di Torino 1860–1915, t. 1 (A–L), L’Artistica di Savigliano, 1995, pp. XVIII–331

Unico volume pubblicato di questa bibliografia constante di 911 schede che formano un inventario puntiglioso della stampa periodica in oltre 50 anni di vita culturale torinese.

Maria Rosaria Manunta è laureata in biblioteconomia e lavora presso la Biblioteca Reale di Torino. Ha collaborato, con contributi di carattere bibliografico, a diversi volumi e cataloghi.

M. Violardo, Il notabilato piemontese da Napoleone a Carlo Alberto, 1995, pp. 434

Marco Violardo ha svolto studi a Torino e a Parigi presso l’École des Hautes Études en Sciences Sociales. Studioso dell’età giacobina e napoleonica, ha pubblicato vari contributi ed ha svolto relazioni a congressi scientifici. È insegnante negli istituti tecnici.

A cura di U. Levra e N. Tranfaglia, Dal Piemonte all’Italia. Studi in onore di Narciso Nada nel suo settantesimo compleanno, 1995, pp. XV–350

Il volume, curato da Umberto Levra e Nicola Tranfaglia, intende onorare Narciso Nada, uno studioso che per oltre quarant’anni ha coltivato con passione, dedizione e competenza la storia risorgimentale. Alla ricostruzione, da parte dei curatori, delle opere e dell’attività di Nada, seguono saggi, opera di colleghi e amici, che illustrano diversi aspetti –politici, culturali, sociali, demografici – della storia piemontese e italiana tra XVIII e XIX secolo.

Umberto Levra (1945-2021) è stato professore ordinario di Storia del Risorgimento nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino. Ha pubblicato libri e saggi presso editori italiani e stranieri, ha collaborato a varie pubblicazioni periodiche specializzate. È stato socio di accademie e istituzioni culturali e presidente del Comitato di Torino dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano.

U. Levra, Fare gli Italiani. Memoria e celebrazione del Risorgimento, 1992, pp. XV–463

Il volume indaga sull’uso a fini di pedagogia patriottica e di organizzazione del consenso delle ricostruzioni e delle celebrazioni delle vicende risorgimentali durante l’Ottocento. In particolare vengono esaminati la gestione dei funerali di Vittorio Emanuele II, l’organizzazione selettiva degli archivi sabaudi, l’allestimento della prima grande mostra storica sul Risorgimento nell’ambito dell’Esposizione generale italiana del 1884 e il modus operandi della prima storiografia risorgimentale, le origini e le caratteristiche del Museo nazionale del Risorgimento italiano. Al libro è stato attribuito il Prix Maurice Baumont dell’Institut de France nel 1995.

Umberto Levra (1945-2021) è stato professore ordinario di Storia del Risorgimento nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino. Ha pubblicato libri e saggi presso editori italiani e stranieri, ha collaborato a varie pubblicazioni periodiche specializzate. È stato socio di accademie e istituzioni culturali e presidente del Comitato di Torino dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano.

G. Quazza, L’utopia di Quintino Sella. La politica della scienza, 1992, pp. 587

Con una coerenza di documentazione e di giudizio perseguita costantemente, il libro scandisce e illumina il processo di educazione ed autoeducazione di Quintino Sella e del suo lavoro di educatore dei familiari, degli amici, dei collaboratori, evidenziando nel contempo il tessuto di fondazione di un progetto pedagogico esteso idealmente a tutti gli italiani ancora da “fare”. La politica della scienza, intesa come solidarietà morale e collaborazione tra i popoli europei, e non l’interesse puramente economico, è il vero realismo selliano, come dimostra l’autore, restituendo al personaggio tutta la dignità e la statura di uno straordinario intellettuale e di un personaggio politico di prima grandezza, troppo a lungo confinato nei panni angusti dell’uomo dell’imposta sul macinato.

Guido Quazza (1922-1996) è stato per oltre trent’anni professore ordinario di Storia contemporanea nell’Università. Studioso dei secoli dal ‘600 a oggi, è stato preside di Facoltà a Torino, direttore del centro interdipartimentale per la ricerca didattica e l’aggiornamento degli insegnanti, presidente nazionale dei 60 istituti italiani di storia della Resistenza. 

S. Nonnis Vigilante, Terra famiglia comunità in Piemonte. Vauda di Front 1860–1928, 1991, pp. 491

L’autrice ripercorre il faticoso cammino verso la modernizzazione di un microcosmo rurale del Canavese, studiato nelle sue caratteristiche economico-sociali, nella struttura familiare, nel sistema di relazioni, nella mentalità dei suoi membri, nei conflitti interni, nel rapporto con il centro. Il paese si mantiene a lungo ancorato a un’economia quasi esclusivamente agricola, in cui l’emigrazione costituisce una risorsa integrativa, prima che un fattore di mutamento. Solo all’inizio del nuovo secolo l’impiego delle donne nelle fabbriche della zona incomincia a incrinare i rapporti familiari e collettivi, mentre la guerra e, nel 1928, la perdita dell’autonomia amministrativa tenacemente difesa segneranno la fine dell’antico modello comunitario di Vauda di Front.

Serenella Nonnis Vigilante è studiosa delle società contadine e delle politiche igienico-sanitarie europee nel corso dell’Ottocento e del Novecento. Attualmente è incaricata dell’insegnamento di Metodologia della ricerca alla Facoltà di Scienze Umane e Sociali all’Università Paris V-Sorbonne e lavora a un progetto di ricerca interdisciplinare presso l’École del Hautes Études en Sciences Sociales.

U. Levra, L’altro volto di Torino risorgimentale. 1814–1848, 1988, pp. 285, ristampa 1989

Il libro si propone di fornire un contributo alla conoscenza di aspetti in precedenza sconosciuti della capitale torinese nel primo Ottocento: non la futura guida del processo risorgimentale, esaltata da buona parte della storiografia risorgimentale, bensì la città esplorata nei suoi aspetti più oscuri, popolata da diseredati, devianti e marginali, dai lavoratori poveri, in quanto tali considerati “classi pericolose”. L’autore compie una lettura in chiave sociale del mondo dei ceti inferiori e delle risposte, assistenziali e/o coercitive, che studiosi e autorità diedero ai problemi della devianza e del pauperismo.

Umberto Levra (1945-2021) è stato professore ordinario di Storia del Risorgimento nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino. Ha pubblicato libri e saggi presso editori italiani e stranieri, ha collaborato a varie pubblicazioni periodiche specializzate. È stato socio di accademie e istituzioni culturali e presidente del Comitato di Torino dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano.